cannabis pride

Pride e cannabis: una storia comune

La comunità LGBTQ+ e quella cannabica conoscono bene l’emarginazione.

Entrambi i gruppi portavano (e in alcuni luoghi, portano ancora) un pesante stigma e per anni, con le dovute differenze, hanno subito il caro prezzo di non conformarsi alle “norme” sociali.

Questo trauma condiviso ha reso le due comunità alleate per decenni, ma è stata l’epidemia di HIV/AIDS alla fine degli anni ’80 e ’90 a consolidare il loro rapporto.

La piaga dell’HIV

All’inizio degli anni ’80, i casi di AIDS iniziarono a spuntare, prevalentemente tra uomini gay, e negli anni migliaia di persone si ammalarono e tante altre morirono.

A causa della grave omofobia e della convinzione all’epoca che solo gli uomini gay potessero contrarre l’AIDS, le persone LGBTQ+ non hanno ricevuto alcun sostegno istituzionale significativo.

In questa situazione, come insegna la storia di Mary Jane Rathbun, la cannabis sì presentò come un alleato per i malati di HIV.

Allo stesso tempo, l’uso di cannabis era già particolarmente diffuso tra le persone LGBTQ+.

In effetti, diversi studi hanno costantemente dimostrato nel corso degli anni (incluso il più recente del 2018 ) che le comunità LGBTQ+ fanno uso di cannabis a un tasso sproporzionatamente più alto rispetto agli individui che si identificano come eterosessuali.

Attivisti del pride e delle manifestazioni per la cannabis

Oggi sono tanti gli attivisti che portano avanti entrambe le battaglie, e alcuni nomi hanno segnato traguardi importanti per entrambe le comunità.

Tra questi vi sono, per citarne qualcuno, Paul Scott, Dennis Peron e la stessa Mary Jane Rathbun.

Tali battaglie sono fondamentali per un mondo più equo, libero e giusto.

La fonte di questo articolo è disponibile qui.

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