Perchè la cannabis è diventata illegale?
Molte persone, specialmente quelle contrarie, credono che in un certo momento storico qualcuno con dati scientifici alla mano abbia convinto tutti che la cannabis fosse talmente nociva da dover diventare illegale.
Ma come molti esperti del mondo cannabico hanno dimostrato, dati e prove alla mano non è affatto andata così.
Quindi, perchè la cannabis è diventata illegale? Di seguito una sintesi storica a prova di proibizionisti!
La cannabis accompagna l’umanità da migliaia di anni. Per esempio, era presente nell’antica medicina cinese, nei materiali delle navi di Cristoforo Colombo e anche i primi presidenti americani la conoscevano bene. In Italia è stata per secoli fonte primaria di lavoro, materie prime e cibo.
Harry Anslinger, il “colpevole” da cui ebbe inizio l’illegalità della cannabis
La denigrazione della Cannabis inizia alla fine degli anni ’20 del Novecento. Molte colpe vengono attribuite a Harry Anslinger, capo del Dipartimento del Proibizionismo di Washington.
Quando fu tolto il bando all’ Alcol negli Stati Uniti, Anslinger trovò modo di rilanciare la sua carriera iniziando una campagna diffamatoria contro la cannabis, rinnegando delle sue stesse dichiarazioni in cui affermava che non fosse pericolosa.
Anslinger si ossessionò con un caso in particolare. In Florida, un ragazzo uccise la famiglia a colpi di ascia.
La spiegazione che Anslinger fornì agli americani sulla vicenda fu: “ecco ciò che accade quando si fuma l’erbaccia demoniaca.”
La notizia creò il panico in tutta la nazione.
Fake News, Disinformazione, Razzismo e ignoranza
Pazzia, gesti omicidi, suicidio, stupri.. Questi erano gli effetti che sosteneva accadessero, e che venivano mostrati con assurdi film anche nelle scuole. Anslinger contattò anche 30 scienziati per chiedere conferma su quanto affermava, e in 29 gli risposero di no.
Portò quindi all’attenzione della stampa l’unico che gli aveva dato ragione.
Sfruttare il razzismo per rendere illegale la cannabis
Per aumentare la paura nella popolazione, si fece leva anche sul razzismo. Il termine che veniva utilizzato divenne Marijuana, ovvero come la Cannabis veniva chiamata dagli immigrati messicani, ma che per gli americani era difficile da pronunciare. In quegli anni la migrazione messicana era forte e mal vista dagli americani, associare quindi la cannabis a loro (e agli afroamericani) rese tutto più semplice.
La campagna denigratoria, con l’appoggio delle fiorenti aziende del mondo industriale e dei quotidiani di William Hearst, fece poi passare anche il messaggio che la Canapa industriale e la Cannabis da fiore fossero la stessa cosa. L’obiettivo era quello di stroncare l’industria della Canapa che dopo qualche anno di declino, stava recuperando terreno ai prodotti petroliferi, del cotone, della carta e via dicendo.
In quegli anni furono pubblicati anche studi che smentivano queste teorie, ma furono spesso insabbiati o ignorati.
Finché nel 1937, dopo 8 anni di diffamazione, tutta la pianta di Marijuana diventò illegale, e l’affine pianta di Canapa, fu tassata con il Marijuana Tax Act a tal punto che non era più conveniente coltivarla.
Negli anni successivi, le leggi americane sul tema vennero riprese da tutti gli altri paesi. Era iniziato un nuovo proibizionismo.
Articolo a cura dello Staff di Hemport.it